Dipendenti o autonomi, al via il lavoro in Italia per i profughi ucraini
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L’accesso al lavoro è uno dei diritti che si acquisiscono con la richiesta della protezione temporanea europea prevista dalla direttiva 2001/55/Ce e attivata per la prima volta dall’Unione il 4 marzo, proprio per far fronte al massiccio arrivo degli sfollati dall’Ucraina.
Come prevede l’ordinanza 872/2022 della Protezione civile, con la sola richiesta del permesso di soggiorno presentata in Questura e legata alla protezione temporanea Ue, gli ucraini potranno lavorare sia in forma subordinata, anche stagionale, sia autonoma. Tutto questo in deroga ai numeri previsti dal decreto flussi che disciplina ogni anno l’accesso al lavoro in Italia dei cittadini extracomunitari. Il ministero dell’Interno non ha ancora diffuso un numero di quanti siano a oggi i richiedenti della protezione temporanea Ue. Ma come spiegano alcune associazioni di categoria contattate dal Sole 24 Ore del lunedì, da Confagricoltura ad Assindatcolf, le prime assunzioni stanno già avvenendo.
Come avviene l’assunzione
In pratica, le Questure rilasciano ai cittadini ucraini una richiesta di permesso di soggiorno (che non è ancora un permesso, appunto), che riporta i dati identificativi del lavoratore e un codice numerico. Con quel codice, si può procedere all’eventuale assunzione e all’apertura di una posizione contributiva presso l’Inps. «Il datore di lavoro - spiega Stefano Sassara, tesoriere del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro - procede come quando assume un cittadino extracomunitario in attesa di rinnovo del permesso: nella comunicazione di assunzione, Unilav, segnala che il lavoratore è in attesa di rilascio del permesso di soggiorno». Certamente, anche nel caso dei cittadini ucraini, sarà una buona precauzione accertarsi che il permesso sia effettivamente accordato. Il lasciapassare legato alla protezione Ue ha una durata limitata: un anno, rinnovabile per altri due periodi di sei mesi ciascuno. Nel 2023 sarà dunque necessario verificare che i lavoratori eventualmente assunti procedano al rinnovo del permesso.
Competenze e formazione
Per favorire l’accesso al lavoro dei cittadini ucraini sarà fondamentale conoscerne formazione e competenze: «Vengono da un’economia tutt’altro che arretrata - continua Sassara -: una caratteristica dei popoli dell’Est è l’alto tasso di scolarizzazione e di informatizzazione. Con la Fondazione consulenti per il lavoro, che si occupa di intermediare tra domanda e offerta di occupazione - aggiunge - stiamo organizzando un servizio di cerco-trovo lavoro destinato ai cittadini ucraini, e cercheremo di profilare, per quanto possibile, le loro competenze». Sarà utile anche la formazione. «Stiamo ragionando- spiega Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, associazione di datori di lavoro domestico - sulla possibilità di usare i fondi dell’ente bilaterale Ebincolf per organizzare corsi, sia legati all’assistenza familiare, sia di italiano, per gli ucraini che sono appena arrivati».
Il comparto sanitario
Come già avvenuto durante l’emergenza Covid (con il Dl 183/2020), il decreto legge 21/2022 ha stabilito deroghe rispetto al normale processo di riconoscimento dei titoli professionali dei lavoratori extraeuropei per le professioni sanitarie e per gli operatori socio-sanitari. Dal 22 marzo 2022 al 4 marzo 2023, i sanitari che erano residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022 e che hanno il Passaporto europeo delle qualifiche per i rifugiati, possono essere assunti da strutture pubbliche o private con contratti a termine o incarichi libero professionali anche di collaborazione coordinata e continuativa. Il Passaporto europeo delle qualifiche per i rifugiati è un documento che si ottiene autocertificando il proprio percorso formativo e professionale e affrontando un colloquio con valutatori esperti del sistema universitario che decidono se rilasciare o meno il documento. Per Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, «i sanitari provenienti dall’Ucraina potrebbero avere un ruolo importante, anche di mediazione culturale, per i tanti pazienti ucraini da assistere in Italia». Mentre Carmelo Gagliano, dalla Fnopi, la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, sottolinea: «Chiederemo che nella conversione in legge Dl 21/2022 si precisi che per una eventuale stabilizzazione del lavoratori stranieri, compresi quelli arrivati in Italia all’inizio della pandemia, è indispensabile verificare la qualità della formazione e sono necessarie le verifiche previste per legge».